Castelvecchio: la fortezza medievale


Castelvecchio sorge su un'altura all'incrocio fra la strada S. Michele e la strada Castelvecchio a quota metri 360, su una scoscesa propaggine collinare delimitata da due rii denominati di Castelvecchio l'uno e dei Negri l'altro.

Mentre l'indagine archeologica di superficie (condotta dal Gruppo Archeologico Torinese in collaborazione e sotto il controllo della Soprintendenza Archeologica del Piemonte) ha provato che l'area sulla quale poi sorse il castello medievale fu intensamente frequentata tra la fine dell'età del Bronzo e tutta l'età del Ferro, non vi sono prove della presunta costruzione di un castrum in epoca romana; certo esso risale ad un periodo ben anteriore al Mille, dal momento che nei documenti medioevali è già chiamato "castrum vetus".

La prima attestazione documentaria della esistenza di Castelvecchio è contenuta in un diploma datato 1037 con il quale il vescovo di Torino Landolfo, nel disporre la fondazione dell'abbazia di S. Maria di Cavour, ricorda i danni subiti dalla sua diocesi negli anni precedenti ed elenca le provvidenze da lui messe in atto "post multas denique lacrimas et suspiria". Il documento, nell'edizione curata dal Gabotto, così dice testualmente: "Castrum denique Testone muris cinxit".

Il castello fu dimora prediletta del vescovo di Torino fino al 1248 quando, dopo sanguinose lotte, fu da Federico II concesso in feudo a Tommaso II di Savoia.

Nel tempo, i Savoia lo infeudarono a varie casate, sino alla fine del Settecento. Tra i feudatari ricordiamo il conte Filippo Vagnone che restaurò il castello nel 1490 trasformandolo in propria residenza e luogo per villeggiatura.

Nel XVII e nel XVIII secolo l'edificio venne adibito a convento da parte dei padri Sacramentini.

Castelvecchio è attualmente un condominio, frazionato in vasti e lussuosi appartamenti.


La costruzione si presenta come un corpo di fabbrica quadrangolare, con due torrioni cilindrici, posti sugli angoli sud-est e nord-est. L'odierna sistemazione è senz'altro ben lontana da quella del castello riedificato da Landolfo nel 1037, dell'aspetto del quale non abbiamo notizia alcuna.

A parte le ultime aggiunte, la maggior parte del complesso attuale è databile al tardo secolo XV. Filippo Vagnone fu l'autore del primo restauro, intorno al 1490 (come era ricordato da una lapide già murata in questo castello ed ora conservata al museo Civico di Arte Antica a Torino). Subì interventi la cappella di San Martino ad aula unica e volta a crociera collocata nella torre antica a sud-est. Anche la trasformazione del cortile in un'ampia corte porticata, formata da arcate ogivali a tutto sesto in laterizio, sorretti da esili colonne in pietra locale è dovuta all'umanista piemontese; ancora all'intervento del Vagnone si devono le finestre a crociera decorate da cornici di terracotta, le tonde cornici in cotto contenenti ceramiche colorate, di gusto dellarobbiano, e i busti di imperatori romani.

Ulteriori modifiche sopravvennero nel XVII e nel XVIII secolo, quando l'edificio venne adibito a convento.

Il fronte di ponente si presenta come un grande fabbricato a tre piani con muro rafforzato da 5 grossi speroni, con file di finestre tra le quali sussistono delle caditoie; in alto si trovano alcuni abbaini mascherati da pseudo-merli.
L'interno presenta sale dal soffitto voltato a crociera.
L'accesso è possibile solo dal lato sud ; gli altri tre sono infatti posti quasi a strapiombo sulla vallata circostante.

La parte più antica è quella meridionale, prospettante verso Testona, con un torrione cilindrico del secolo XI, nel quale, secondo l'Olivero, si scorgevano pezzi di laterizio e mattoni interi di origine romana.

Il lato settentrionale fu rimaneggiato in gran parte all'inizio di questo secolo e la torre, ad imitazione dell'antica, è stata costruita solo nel 1907 per accogliervi una cappella.

La parte dell'attuale giardino, prospiciente il lato sud dell'edificio è stata spianata, distruggendo la conformazione originaria del sito.

Sul lato ovest si trova una sala interrata, anch'essa con soffitto voltato a crociera, che dà direttamente sul giardino.

Il castello ha perduto la sua caratteristica quattrocentesca di piccolo museo privato dei Vagnone: la maggior parte dei marmi romani ed altomedievali, posti sul portone d'ingresso ad ovest, così come le terrecotte che ornavano il cortile porticato e i busti romani un tempo posti nel giardino, sono stati da tempo asportati e ora sono conservati nel magazzino dei Musei Civici di Torino.

Prima pagina: le ragioni di una mostra
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Bibliografia