Come si parlava nel Chierese
durante il Medioevo


Il Piemonte non è molto ricco di testi medievali scritti in volgare: una delle più importanti attestazioni della antica lingua piemontese viene da Chieri.

Si tratta del testo del giuramento e degli ordinamenti della Compagnia di San Giorgio. Questo testo risale al 1321 e contiene i diritti e i doveri di mutuo soccorso degli affiliati alla Compagnia. Ecco la trascrizione del testo con la grafia normalizzata secondo quella storica piemontese e, a fianco, la sua traduzione in italiano:

Vos domini rectores
               dë la Compagnìa 
dë mësser Sèint Giòrs 
e dël pòvor dë Chér, 
ël vòstr sarament sëra tal: 
vo giurërai al 
Sèint Dé Vangere 
dë réser e dë mantënir 
a bon-a fai e sensa 
ëngan ni deul
le còse, le person-e 
e le rasogn dëla Compagnìa 
dë tuta vòstra possensa 
e fòrsa, giusta ij capìtor 
e glië statut 
dë la dita Compagnìa 	
e, mancant capìtor 
osséa statut, sëcond 
le bon-e usanse aprovai;
e, capìtor osséa 
consuetùdën mancant, 
sëcond le lai roman-e tant.
               
E, se dëner osséa sèins 
o rasogn dë cola Compagnìa 
përveran a le vòstre magn, 
cole tagl còse salvërai 
e ferai salver e varder; 
e cola tal monea e rasogn 
no lassërai ocuper 
a gnun-a person-a, 
né dë cola ferai alcun don. 
               
E cola Compagnìa ën resement 
lassërai sëcond ël meud 
e la forma dë ij capitor 
dë cola Compagnìa. 
               
   Sic jurabunt.
Vos domini rectores 
della Compagnia di messer San Giorgio e del popolo di Chieri, il vostro giuramento sarà tale: voi giurerete sul Santo Vangelo di Dio di reggere e mantenere a buona fede e senza inganno né dolo le cose, le persone e le ragioni della Compagnia con ogni vostro potere e forza, secondo i capitoli e gli statuti di detta Compagnia: e mancando capitoli e statuti, secondo le buone usanze approvate; e, capitoli o consuetudini mancando, soltanto secondo le leggi romane. E, se denaro o beni immobili o crediti di quella Compagnia perverranno in vostre mani, quelle tali cose salvaguarderete e farete conservare e custodire; e quel denaro e crediti non lascerete usurpare da nessuna persona, né di quelli farete dono alcuno. E lascerete quella Compagnia nel suo reggimento secondo il modo e la forma dei capitoli di quella Compagnia (1). Sic jurabunt.

(1) ovvero: non introdurrete alcuna modifica nel governo della Compagnia.

Dall'esame di questo giuramento, tra le tante cose, vanno notate le seguenti particolarità:

  • la "l" si trasforma a volte in "r", fenomeno ancora presente nel Chierese, nell'Astigiano e nell'Albese (vangere, capitor...);
  • il plurale dei sostantivi terminanti in consonante non muta dalla forma singolare, come ancora oggi nel piemontese moderno, eccetto quelli terminanti in "l", per i quali il suono si palatalizza (sing. tal, pl. tagl in piemontese antico e taj in piemontese moderno), fenomeno allora presente anche per i sostantivi terminanti in "n" (sing. rason, pl. rasogn in piemontese antico, ma rason in piemontese moderno);
  • la seconda persona plurale della coniugazione verbale termina in "ai" (giurerai, salverai...), mentre oggi sarebbero terminate in "eve" (giurereve, salvereve…), anche se ancora fino alla metà del secolo scorso era comune la terminazione in "é" o in "éi" (giuraré o giuraréi);
  • sono ancora presenti le terminazioni in "r" dell'infinito dei verbi (reser, mantënir contro il piemontese moderno rese e mantnì).


Chieri non divenne mai un centro culturalmente importante, mancando infatti le condizioni che ne avrebbero permesso un grande sviluppo intellettuale: non c'era una curia vescovile, con le sue scholae e i suoi scriptoria, non c'era una corte feudale che desse ricetto a trovatori e intellettuali di passaggio (come Chivasso quando fu capitale del Monferrato), non era una grande città come Asti o Vercelli.

Assumono pertanto grande importanza i cataloghi di due biblioteche presenti in questo territorio.

Nel 1228 il prevosto di Testona possedeva vari libri di diritto e di grammatica, le Etimologie di Isidoro di Siviglia, le Sentenze di Pier Lombardo, un Liber Allegoriarum, alcuni libri di medicina…

Rolandino da Chieri, cappellano di papa Innocenzo IV (1243-1254) lasciò alla chiesa di Sant'Andrea, da lui fondata, una ricca biblioteca, di cui solo i libri più belli e preziosi furono inventariati: due Avicenna, Galeno, i libri di scienze naturali di Aristotele, il commento di Averroè alla Metafisica, una Bibbia pulchra et delicata, vari commenti biblici, le Questiones di Guglielmo d'Autun, il De Mirabilibus Mundi, il Liber Miraculorum Sancti Brandani, testi di aritmetica e molti altri ancora.

Da ricordare è ancora un poemetto francese di 692 ottonari che celebra la battaglia tenutasi il 23 aprile 1345 presso Santena tra i guelfi chieresi, aiutati da truppe angioine, e i ghibellini monferrini. Non vanno dimenticati i vari soggiorni dell'università di Torino a Chieri nel XV secolo.

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