La ceramica longobarda
(necropoli di Testona)


I Longobardi scesero in Italia nel 568 provenienti dalla Pannonia e portarono con loro un genere di ceramica già pienamente sviluppato: una produzione tornita, decorata a crudo con stampigliature geometriche o con steccature a stralucido.
La zona di diffusione della ceramica tipicamente longobarda si estende per tutta l'Italia settentrionale dal Friuli al Piemonte con esclusione della Liguria. La mancanza di tali prodotti in questa regione confermerebbe che i Longobardi avevano già abbandonato i loro manufatti tradizionali nella metà del VII secolo, quando appunto essa venne occupata.

Non si può stabilire fino a che punto gli oggetti ceramici in Italia rispecchino il vasellame longobardo in generale perché i pezzi che conosciamo, ad eccezione di qualche frammento, provengono tutti da sepolture.
L'assortimento è limitato agli oggetti stabiliti dal rituale dell'inumazione. Troviamo infatti esclusivamente recipienti destinati a liquidi. Si parla quindi convenzionalmente di "servizi per bere" composti da bottiglie a collo alto, bicchieri (a otre, a sacco) e da una brocca panciuta monoansata dotata di versatoio cilindrico.

La produzione longobarda dell'Italia settentrionale è caratterizzata da argille ben depurate, per lo più micacee, di origine alluvionale, tipiche dei bacini idrografici a lungo trasporto. La ceramica presenta, sotto il profilo tecnico, livelli qualitativi disparati. Si hanno soprattutto recipienti a pareti piuttosto sottili, ad impasto ben depurato, di forma elegante e perfettamente modellati al tornio, spesso color cuoio o grigio-neri perché cotti in atmosfera riducente (ossia in assenza di ossigeno). Accanto ad essi, vasi di impasto più grossolano, assai meno curati nell'esecuzione e nella stampigliatura.

A Testona è da segnalare la presenza di un fiasco da pellegrino in argilla grigia, tenera e ben depurata, ricoperto interamente da una vetrina giallognola. Il vaso, privo di piede, è caratterizzato da un lato piatto e uno concavo decorato al centro da una rosetta a sei volute. Due brevi anse servivano probabilmente per la sospensione.

La decorazione a stralucido viene realizzata prima della cottura, lucidando con una stecca la superficie già lisciata del vaso e ottenendo motivi a graticcio, a rombo, a triangolo, a lisca di pesce dal contrasto delle parti lucide sul fondo opaco.
La stampigliatura si otteneva tramite appositi punzoni impressi sul vaso quando l'argilla era ancora cruda e morbida. Sono stati rinvenuti punzoni realizzati in argilla cotta, legno, bronzo, osso e corno, verosimilmente prodotti da artigiani specializzati.
I tipi di stampo sono simili perché ricordano una forma a reticolo rettangolare, ovale, romboidale, rotonda ma le dimensioni variano a seconda delle località. Ad esempio a Testona e a Beinasco si trovano vasi con lo stesso stampiglio.

Nessun centro di produzione di ceramica longobarda è stato finora individuato con sicurezza e si è anche sostenuto che i reperti italiani fossero di importazione, legati esclusivamente alla generazione immigrata. Oggi si è propensi a immaginare una gestione produttiva più articolata comprendente laboratori cittadini di cui si ignorano però l'organizzazione, i circuiti di smercio e le categorie di consumatori. Non doveva trattarsi di grosse aziende finalizzate ad una produzione di massa: infatti i recipienti hanno, nella lavorazione, caratteri molto individualizzati e anche la qualità della cottura varia assai da vaso a vaso, persino in un insieme così numeroso come quello di Testona.

Un altro problema è quello delle reciproche influenze esistenti tra artigianato della ceramica e del vetro. Secondo Von Hessen le bottiglie a collo alto sarebbero imitazioni di bottiglie di vetro prodotte in età longobarda nelle vetrerie dell'Italia settentrionale. Secondo la Stiaffini, al contrario, sarebbero certe produzioni in vetro, come il noto bicchiere a sacco cividalese, a subire l'influenza tipologica della ceramica longobarda. Da ciò emergerebbe il ruolo, tutt'altro che secondario, svolto dalla tradizione e dai gusti dei nuovi ceti dirigenti germanici che con le loro richieste sarebbero stati in grado di influenzare le manifatture locali.

Rarissimi sono i ritrovamenti di ceramica longobarda al di fuori dei contesti funerari: uno dei pochi di cui si abbia notizia sulla collina riguarda un frammento di ceramica stampigliata rinvenuto a Bric San Vito (Pecetto), il che attesta la frequentazione dell'area in quell'epoca.

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