Epigrafia nel territorio chierese


Di quello che si suppone essere il territorio della antica Carreum Potentia (l'attuale Chieri) è nota una ventina di epigrafi. Si tratta di iscrizioni di qualità medio-buona, sia per quel che riguarda il ductus che il materiale impiegato.

Sono probabilmente tutte epigrafi a carattere privato. I loro siti di rinvenimento, con una parte concentrata a Chieri e le altre sparse per il territorio, fanno supporre che accanto al centro cittadino vi fosse una serie di "vici" e di "villae" sulla collina.


UN PRETORIANO CHIERESE

M(arcus) Lusius
M(arci) f(ilius) Pol(lia tribu)
Proculus Carrio
mil(es) coh(ortis) III pr(aetoriae)
(centuriae) Metti
milit(avit) ann(os) VIIII;
vix(it) ann(os) XXVIII.
H(ic) s(itus) e(st).

Marco Lusio Proculo, figlio di Marco, della tribù Pollia, da Chieri, ha prestato servizio militare per nove anni come soldato della terza coorte pretoria, nella centuria di Mettio; visse ventotto anni. Qui deposto.

L'epigrafe, l'unica riguardante un militare chierese fuori dalla IX Regio (Liguria), riconferma l'assegnazione di Carreum Potentia alla tribù romana Pollia.
La datazione è riferibile ai primi due secoli dell'impero, prima della riforma del pretorio effettuata da Settimio Severo.

Cippo in travertino rinvenuto a Roma,
conservato nella Galleria Lapidaria dei Musei Capitolini.


LO SCIOGLIMENTO DI UN VOTO

[Fon]ti [Dia]nae Victoriae
T(itus) Sextius [T(iti) f(ilius) B]asiliscus aug(ustalis) claud(ialis)
nomine suo et
Sextiae T(iti) l(ibertae) Irenes uxoris et
T(iti) Sexti Fausti fili et
Sextiae Marcellae filiae
solo suo inter quattuor terminos
v(otum) s(olvit), l(aetus) l(ibens) m(erito).

Alle dee Fonte, Diana e Vittoria
Tito Sestio Basilisco, figlio di Tito, augustale claudiale,
a proprio nome e
della moglie Sestia Irene, liberta di Tito, e
del figlio Tito Sestio Fausto e
della figlia Sestia Marcella,
nel proprio terreno tra quattro cippi,
ha sciolto un voto, ben volentieri a ragione soddisfatto.

Il dedicante, T. Sestio Basilisco, sacerdote del culto imperiale di Augusto e Claudio (quindi l'epigrafe è successiva all'impero di Claudio, 41-54 d.C.), carica tipica dei liberti, eresse forse una edicola a tre divinità molto venerate in Piemonte.

Sia il dedicante che la moglie presentano cognomi d'origine greca, il che rafforza l'ipotesi che si tratti proprio di liberti.

Lastra marmorea in otto frammenti, mutila. Rinvenuta alla sommità della strada Torino-Chieri presso Pino Torinese. Conservata nella villa "La Commenda" di Pino Torinese.


UN'EPIGRAFE DA TESTONA

Cominia
M(arci) f(ilia) Pupa t(estamento) f(ieri) i(ussit)
M(arco) Ennio T(iti) f(ilio) Supero
T(ito) Ennio T(iti) f(ilio) Stabilioni
Molotae mat[ri].

Cominia
Pupa, figlia di Marco, ha voluto per testamento che
sia eretta per Marco Ennio Supero, figlio di Tito,
per Tito Ennio Stabilione, figlio di Tito,
e per la madre Molota.

È un'epigrafe semplice, che indica le volontà testamentarie di una Cominia Pupa. Il nome Molota è di chiara derivazione celtica. Datazione incerta.

Lastra calcarea, trovata nelle campagne di Testona, ora conservata nel Civico Museo Archeologico di Chieri.


UN'EPIGRAFE CRISTIANA

… Jenesia quae <e>repta est mundo ut vivere[t in]
aeterno, non penalebus Tartaris tradet se[d
s]empetern<i>s muniribus depotata, quae adeo b[re]
vius vix[i]t in secolo, ut sanctior m<i>graret ad [d(o)m(inum)];
grata cunctis in mundo, gratior XP in aet[erno]
cui hostia est decata; vixit annus duo, mens[es...],
dies duos. Deposeta est sext(um) <i>dus Junia[s]
Dinamio e t Sefidio v(iris) c(larissimis) c(onsulibus).

Genesia, che è stata sottratta al mondo per vivere in eterno, non per soffrire le pene dell'inferno, ma assegnata agli eterni onori, che è vissuta così poco nel secolo da migrare più santa al Signore; gradita a tutti nel mondo, più gradita nell'eternità a Cristo, al quale è stata dedicata come una offerta; visse due anni, [...] mesi, due giorni. Sepolta il sesto giorno prima delle idi di giugno, sotto il consolato dei chiarissimi Dinamio e Sefidio.

Questa epigrafe, datata all'8 giugno del 488 d.C., è tra le più antiche testimonianze del cristianesimo nella nostra regione, con un ricco formulario tipicamente cristiano e continui riferimenti alla vita ultraterrena. L'incisione è curata nel ductus.
Il testo presenta una impostazione letteraria, ma la lingua dimostra già una grande trasformazione rispetto al latino classico.

Lastra marmorea rinvenuta nel 1875 nel Duomo di Chieri,
ora qui conservata nella cripta.

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