La centuriazione romana di Chieri


I Romani sapevano che difendere un territorio appena conquistato voleva dire soprattutto renderlo abitato e poi farlo coltivare da popolazioni amiche. La realizzazione di un simile progetto richiedeva la costruzione di nuove vie di comunicazione, la fondazione di colonie ed una radicale ristrutturazione del territorio, con lavori di bonifica, disboscamento, opere idrauliche, costruzione di insediamenti rurali e incremento della coltivazione. L'insieme di queste operazioni portava alla cosiddetta realizzazione di una "centuriazione", che era costituita da un reticolo di strade e corsi d'acqua perpendicolari fra di loro, delimitanti grandi aree quadrate di terreno.

Con il termine "centuriazione" si intende quindi quel particolare tipo di delimitazione e di divisione di un territorio, in funzione sia di una sua organizzazione quanto di una sua distribuzione a singoli assegnatari, senza che ciò comporti necessariamente la fondazione di una comunità amministrativamente autonoma.L'incrocio di linee rette, parallele ed equidistanti fra loro, allineate rispetto a due linee principali che si incontravano ortogonalmente nel punto centrale della zona soggetta a questa strutturazione agrimensoria, determinava una serie di appezzamenti quadrati di terreno.Una superficie così suddivisa si chiamava "centuria" e risultava, di solito, come un quadrato di 2400 piedi di lato (1 piede = m. 0,296), pari a 20 "actus" (= m. 710,40) e copriva una superficie di 504.668,16 m2.

I "limites" erano le linee parallele e perpendicolari che delimitavano le centurie e per questo il territorio diviso in tanti appezzamenti dai limites era chiamato dagli agrimensori "ager limitatus". I limites erano generalmente rappresentati da strade, ma anche da canali di scolo delle acque (le cosiddette "fossae limitales"). Le linee parallele che correvano da est ad ovest erano chiamate "decumani", quelle che andavano da nord a sud "cardines".


Le più recenti ricerche e studi sull'agro torinese sembrano indicare che esso fu "limitato" in due tempi diversi: la prima centuriazione si sarebbe effettuata nel basso Canavese, la seconda nell'agro torinese propriamente detto ed in concomitanza con la effettiva costruzione della colonia di Augusta Taurinorum.

Poco invece è conosciuto riguardo all'assetto territoriale di Carreum Potentia (Chieri) nel periodo seguente alla fondazione della colonia romana. La studiosa Luisella Cresci Marrone ha avanzato l'ipotesi di una "pertica" (territorio) chierese estendentesi da Moncalieri a Poirino, da Villanova a Cinzano e oltre la collina torinese sino a lambire il Po tra Sassi e Cavoretto.
Il Borasi ha ipotizzato invece che vi sia stato un unico disegno topografico per la centuriazione del territorio di Augusta Taurinorum, ad ovest e ad est della collina di Superga; diversamente, invece, la pensa l'Inaudi. Questi sostiene che ad est, in corrispondenza della collina, le coincidenze con l'orientamento di Torino sono sporadiche ed incerte sulla destra del Po, per divenire nuovamente più frequenti oltre lo spartiacque collinare attorno a Chieri, dove difficilmente queste possono essere ancora in rapporto con l'orientamento di Torino.

È stata inoltre recentemente ipotizzata (Vanetti) l'esistenza di una centuriazione chierese indipendente posta in pianura, mentre sembrerebbe probabile che la zona collinare non fosse stata limitata. Il Vanetti ha cercato di ricostruire la centuriazione di Carreum Potentia attraverso un'approfondita storia dei percorsi viari del Chierese a ritroso, dal XX secolo all'età romana. Il corso del Po infatti segnava il confine tra Augusta Taurinorum e Carreum Potentia, secondo la testimonianza di Plinio. Si può quindi pensare che il Borasi fosse in errore quando affermava che il territorio di Augusta Taurinorum si estendeva fino a Chieri; è possibile piuttosto supporre l'esistenza di una centuriazione chierese, avente lo stesso orientamento di quello torinese, ma indipendente da essa.

Possiamo osservare, infine, che, in base alle ricerche effettuate dall'Istituto di Architettura Tecnica del Politecnico di Torino, A. Cavallari Murat ha tratto conclusioni opposte a quelle del Borasi, affermando che non è possibile collegare la centuriazione chierese con quella torinese o quella astigiana.

Ulteriori studi ed approfondimenti sono stati realizzati ultimamente dalla dott. Zanda della Soprintendenza Archeologica del Piemonte.


La ricca documentazione archivistica legata al nostro territorio ha permesso di distinguere, nel reticolo delle strade e vie campestri che si snodano su tutta la piana chierese, specialmente tra Riva e la linea Villanova-Buttigliera, una serie di percorsi già presenti in età altomedievale. In particolare, una serie di strade, con orientamento est-ovest, corre dalla linea del rio Banna a quella del rio Santena e da questo, parzialmente, sino alla strada di Fontaneto. Esse sono chiuse ad oriente da un tracciato carrabile condotto dalla regione Ranelli sino a Buttigliera (la via monferrina), di importante interesse storico quale confine tra il territorio di Asti e quello di Torino, con andamento sud-nord, e con una deviazione di 11° verso est rispetto al meridiano terrestre.

Ortogonalmente a questo tracciato si dipartono una serie di vie tra loro parallele. La distanza che separa l'uno dall'altro tali percorsi è di m. 711, corrispondente a 2400 piedi romani classici. Ciò fa presumere un'opera di centuriazione.

Con queste premesse è stato tracciato sulla carta topografica di zona un reticolo formato da quadrati di m. 711 di lato e si è riscontrato su tutto il territorio il sopravvivere di altre strade o tratti di strada (non moderni) perfettamente coincidenti con le maglie della centuriazione.
Il confine orientale è stato limitato dall'alveo del rio Banna. Il confine meridionale può essere anch'esso portato all'alveo del Banna perché il territorio è snaturato dall'intervento dell'uomo ed anche perché il corso del Banna ha subito più volte variazioni nel suo percorso.
Il confine occidentale non è ben identificabile se non fino all'asse viario di Santena e Cambiano; anche quello settentrionale, condizionato dalle pendenze del territorio. Sicuramente il territorio doveva essere centuriato fino al punto in cui i terreni potevano essere facilmente lavorati.

L'esistenza di una centuriazione nella nostra zona deve trovare conferma nei ritrovamenti archeologici: finora possiamo comunque affermare che gli affioramenti di materiale, attestante l'esistenza di edifici, sono situati sempre in prossimità di un ipotetico decumano e non lontani da un rio e che tutti i ponti accertati come medievali sono situati su di un decumano e solo raramente su di un cardo.

L'azione di ricognizione sul territorio collinare, in atto da tempo da parte del Gruppo Archeologico Torinese, porterà ad una completa mappatura dei ritrovamenti e delle evidenze di carattere geologico, storico ed archeologico della zona collinare da Chieri verso la sommità del crinale fino al Po e consentirà di approfondire questo aspetto con l'obiettivo di arrivare alla conferma delle ultime ipotesi avanzate.

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