La necropoli longobarda di Testona


Il complesso di tombe scavato a partire dal 22 luglio 1878 da C. ed E. Calandra presso Testona (Moncalieri) è di grande interesse sia per il numero delle sepolture &endash; oltre 350 &endash; sia per la presenza di numerosi corredi funerari.

Sfortunatamente il giornale di scavo è oggi irreperibile e con esso tutte le notizie sul contesto di ritrovamento dei materiali, la planimetria e perfino l'esatta localizzazione della necropoli, della quale si sa soltanto che si trovava su un campo in pendio, alle falde della collina su cui sorge Testona, in regione Vivero a ovest della strada della Sanda e a nord della linea ferroviaria Torino-Asti.


Lo studioso Von Hessen distingue tre periodi d'uso della necropoli: la seconda metà del VI secolo, la prima metà e la seconda metà del VII, con una fase iniziale, alla quale il cimitero si sarebbe accostato o sovrapposto, gota o tardo-antica per la presenza di oggetti anomali rispetto ai corredi tipicamente longobardi e per il richiamo di Calandra alla presenza delle tombe in laterizi romani, senza corredo. L'ipotesi di una fase gota a Testona si poggia su un solo oggetto: la fibula a testa semicircolare e ricca decorazione a cloisonné di paste vitree rosse e verdi.

Il cimitero apparteneva ad una popolazione residente e raggruppata in schemi, almeno funerari, germanici e tradizionali, separati da quelli della popolazione che nel VII secolo non poteva essere che cattolica. Solo tra le donne si riscontra la presenza di tipi mediterranei che derivano dall'elemento locale.

Le tombe, tutte a fossa terragna eccetto un limitato gruppo costruito in laterizi all'"uso romano" (con cassa e copertura alla cappuccina), dovevano essere distribuite con relativa regolarità e spesso sovrapposte in due strati. Erano orientate ovest-est e disposte in file nord-sud, i piedi cioè a levante, il capo ad occidente e le braccia distese lungo il corpo.

Le tombe avevano diversa profondità, quasi a fior di terra nella parte nord e profonde fino a due metri nella parte sud, in relazione alla diversa ricchezza e posizione sociale dei defunti: le tombe più profonde erano di norma anche le più ricche. Appartenevano sia a uomini che a donne e con un arco d'età dai bambini agli anziani. La formazione della necropoli era dovuta non ad un interramento avvenuto in seguito ad un fatto d'armi, bensì ad un lento e successivo deposito di cadaveri.


Le popolazioni di origine germanica solevano seppellire i corpi dei loro morti vestiti ed armati. Il diritto di proprietà, infatti, non veniva cancellato dalla morte.

Una parte ridotta degli uomini aveva come corredo la serie completa delle armi: la lancia, la spatha, lo scudo, il coltello, le fibbie e guarnizioni di cintura. Un altro gruppo di maschi aveva solo lo scramasax (spada corta ad un taglio). In due casi erano presenti asce da battaglia e archi. Non si sono rinvenuti né elmi né qualsiasi altra armatura difensiva ad eccezione dello scudo.

La composizione del corredo rifletterebbe lo stato giuridico del defunto: l'armatura completa caratterizzerebbe i liberi, l'armatura leggera i giovani ed i semiliberi, la mancanza di armi gli strati inferiori ed i servi. Vi erano poi coloro che avevano portato nella tomba l'attributo della loro professione, mentre i vecchi, le donne ed i fanciulli venivano sepolti con i loro ornamenti ed oggetti d'uso personale. Moltissimi erano sprovvisti di tutto o perché poveri o perché il tempo ha distrutto quanto era stato deposto con loro.

Le donne portavano collane di perle multicolori in terracotta, vetro, ambra e cristallo, intercalate da pendaglietti in bronzo e monete romane fuori corso. Portavano anche orecchini d'argento, di bronzo, braccialetti con perle di terracotta, di bronzo, fibbiette per fasce da gambe, fibule.

Tutti gli ornamenti furono trovati in situ, le collane e le fibule sul petto, gli orecchini ai lati del capo, i braccialetti ai polsi, le fibbiette presso le tibie. Le fibule erano utilizzate sia da uomini che da donne per trattenere sul petto o sulla spalla mantelli e vesti.

Ancora piccoli ornamenti, piastrine, anellini, pendaglietti, pettini, spilloni, piccoli cilindri per unguenti (uno dei quali, in bronzo, ancora ermeticamente chiuso, conteneva una sostanza grassa per colorare capelli e barba), quattro croci auree, quattro paia di forbici grandi in ferro, un paio piccolo in bronzo, una specie di rasoio, un campanello in ferro, una dozzina di anelli in ferro di varia dimensione, chiodi lunghi una decina di centimetri.


Nel 1884 il Museo di Antichità di Torino acquistò dagli eredi Calandra il materiale proveniente dalla necropoli di Testona.

Attualmente i preziosi reperti, dopo essere stati nascosti alla vista di studiosi e appassionati per decenni, si trovano esposti presso il Museo di Antichità di Torino nella nuova sala dedicata al territorio piemontese.

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