Santa Maria di Celle


La chiesa di S. Maria di Celle, databile tra la seconda metà del XII e la prima del XIII, è una costruzione a navata unica, ricoperta da una volta a botte a sesto molto ribassato.

Restaurata e rinnovata più volte nei secoli, il solo campanile è un elemento interessante dal punto di vista architettonico ed archeologico, pur avendo subito anch'esso rifacimenti e restauri di cui porta evidenti tracce.
Si può però ancora ritrovare la struttura originale a tre ordini, di cui i primi due separati tra loro da una fila di archetti di cotto a tutto sesto e da una fascia a denti di sega; la stessa separazione è resa anche verticalmente con l'inserimento di una lesena. L'ordine superiore presenta due aperture a sesto acuto separate da un pilastrino.
Fra il secondo e il terzo ordine è chiaramente visibile una differenza di spessore nelle murature: essa è infatti denunciata da una risega esterna la cui esecuzione deve ritenersi contemporanea al restauro della torre.

Sia dal punto di vista stilistico che da quello dei materiali impiegati per la costruzione, la chiesa di Santa Maria è da ritenersi di epoca successiva a quella della vicina chiesa romanica di San Pietro. Anche la tecnica muraria (mattoni a spina di pesce alternati a conci di arenaria per San Pietro, filari regolari di mattoni di fattura accurata per Santa Maria) sembra avallare tale ipotesi.

La documentazione scritta esistente è comunque assai povera. Forse l'edificio venne fatto erigere dai signori di Trofarello, dopo l'acquisto di parte di Celle (1221), in quanto appare sempre associata con i beni della famiglia Vagnone.
Nel XIV secolo, però, sulla chiesa di S. Maria aveva diritto di collocazione (o collazione, ossia diritto di nomina) il prevosto del capitolo cattedrale di Torino.


Ad una attenta osservazione il campanile presenta un particolare interessante: una lettera "T" realizzata a bassorilievo sul montante di un archetto del lato nord.

Il "tau", la lettera T appunto, era il segno distintivo dei Frati Ospitalieri di Sant'Antonio, detti anche semplicemente "Antonini".
Questa congregazione, fondata in Francia intorno al 1090, si dedicava alla cura dei malati, in particolar modo delle persone colpite da ergotismo, un'affezione cutanea dovuta all'ingestione di cibi inquinati da segale cornuta. Il male, che veniva chiamato anche "fuoco sacro" o "male degli ardenti" perché distrugge i tessuti cutanei, o "fuoco di Sant'Antonio" (da non confondersi con l'omonimo male "Erpes zoster"), in quanto il santo è indicato quale protettore di chi ne è afflitto, provocava morti e sofferenze che la scienza del tempo non riusciva a combattere.

Gli Ospitalieri di Sant'Antonio crearono numerosi luoghi di cura in Piemonte,di cui certamente il più famoso è Sant'Antonio di Ranverso sulla strada di Francia. Anche alcune chiese dell'alta Val Susa portano scolpiti sui capitelli una "T" come quella di Santa Maria, e ciò permette di supporre che vi fossero annessi piccoli ospedali antoniani.

È possibile, dunque, che anche la chiesa di S. Maria di Celle affiancasse un luogo dove ospitare i pellegrini e nel quale si praticava la cura del "fuoco sacro".

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