Pregevole costruzione restaurata alla fine del XIX secolo da Riccardo Brayda, è una delle più complete testimonianze del medioevo torinese. Il nome le deriva dall'omonima famiglia Romagnano, tra le più potenti nella Torino medievale, che probabilmente aveva qui la sua dimora. L'edificio mostra i segni di successivi interventi nel tempo: la fase più antica, alla quale si può far risalire la porzione di bifora, è probabilmente anteriore al XIII secolo. Nel XVI secolo alle finestre ogivali si aggiunsero altre a crociera (o almeno una, ancora visibile). Sul finire del '600 vennero ostruite tutte le finestre antiche e ne furono aperte di nuove, di forma rettangolare. Furono anche tagliate via tutte le parti sporgenti che decoravano la facciata, comprese le cornici (marcapiano) che dividevano i due piani dell'edificio. Sotto: particolari delle finestre che adornano la facciata su via Mercanti. Risalgono ad epoche differenti: la più recente è quella guelfa a crociera (fine XV-XVI sec.), mentre quelle ad arco acuto risalgono al XIII-XIV secolo. La più antica fra le quattro sembra essere la bifora, recuperata solo per metà. Si notino le splendide e delicate decorazioni in cotto con motivi vegetali, tipiche del medioevo piemontese. Simili motivi impreziosivano anche molte altre case torinesi, anche se oggi quel che ne rimane è poco e insufficiente a darci un'idea completa della città medievale. |
Sopra: vista generale della
facciata che prospetta su via Mercanti. |
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Sopra: ipotesi di ripristino del porticato della Casa "dei Romagnano" (disegno di Silvia Prodam-Tich). Sotto: tre immagini del medesimo porticato così come si presenta oggi, parzialmente tamponato, e delle formelle che riportano lo stemma e il motto della famiglia Romagnano (un tempo collocate sulla facciata esterna meridionale dell'edificio e asportate durante i restauri del 2001). |
Il cortile dell'edificio, al quale si accede da
un ingresso posto lateralmente alla casa (che un
tempo fronteggiava un breve vicolo), era adornato
da un elegante chiostro porticato, segno
evidente dell'agiatezza del committente. Il
porticato medievale è oggi solo
parzialmente conservato e in parte tamponato (gli
spazi del portico sono occupati da ambienti chiusi
a suo tempo); tuttavia, resta l'unica
testimonianza del genere a Torino e dunque riveste
particolare importanza. Degli antichi soffitti, delle ricche mensole, delle pitture, dell'acciottolato ai quali il Brayda accenna nella sua relazione di restauro, oggi resistono solo pallide tracce. |