Questo edificio, felicemente restaurato tra il 2000 e il 2002 dopo secoli di incuria, conserva l'unica torre medievale ancora visibile a Torino, per quanto mascherata da una successiva copertura. Nel XVI secolo qui ebbe dimora urbana l'erudito Gli imponenti
restauri hanno permesso di ricostruire in
parte la fisionomia originaria dell'edificio
medievale e rinascimentale, riconoscendo le
addizioni barocche e ottocentesche (verso via
Egidi), evidenziando le antiche finestre in cotto
del XVI secolo (tra le quali una a crociera – o
“guelfa” – quasi completa), scoprendo e
ripristinando il loggiato dell'ultimo piano,
recuperando soffitti lignei e decorazioni murarie,
individuando tracce dell'antico colore rosso della
facciata e, infine, rintracciando nei sotterranei
elementi di abitazioni di epoca romana. |
Così, in tono assai
dimesso (e dipinta nel famigerato "giallo ocra"
che per anni ha imperversato sui monumenti
torinesi), si presentava la casa del Pingone
sino al 1999 (vista
da via Basilica - il piazzale a suo tempo
utilizzato come parcheggio oggi è
scomparso perché l'isolato, bombardato
durante l'ultima guerra mondiale, è
stato interamente ricostruito). Oltre alla sommità della torre, l'unica traccia che denunciasse una certa antichità dell'edificio era rappresentata da pallidissimi resti di finestre quattro-cinquecentesche che prospettavano sul lato di via Porta Palatina (sotto). |
A
sinistra: così si presenta la casa del
Pingone dopo i radicali restauri del 2000-2002. |
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La torre prima dei restauri
(sopra, 1999) |
Le operazioni di ripristino hanno "liberato" la porzione est della torre (qui sopra) dal sottotetto che la nascondeva (e che però l'ha protetta), rendendo visibili particolari dei merli e dei beccatelli che, sul lato opposto, sono andati perduti.
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