Porta Palatina


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Risale al I-II secolo d.C. e rappresenta, nel suo genere, uno dei monumenti meglio conservati di tutto il mondo romano.

Si tratta di una robusta costruzione in laterizio, dalla facciata scandita da due ordini di finestre, alternate da trabeazioni e lesene, fiancheggiata da due torri poligonali a sedici lati alte trenta metri. Nella facciata si aprono quattro fornici, due maggiori per il transito dei carri e due minori per il passaggio dei pedoni.

Tutto l'interturrio è segnato orizzontalmente da una fascia marmorea inserita per motivi estetici, o forse per porvi un'iscrizione poi mai eseguita.

Dietro la facciata si appoggiava un edificio a pianta quadrata (la statio, ossia una caserma), del quale si vedono solo le fondamenta, che ospitava il corpo di guardia. Questa tipologia era probabilmente comune anche alle altre tre porte principali della città romana.

Porta Palatina, facciata

La porta Palatina oggi, dopo i restauri dei secoli XIX e XX, senza le sovrastrutture che nel tempo le si erano addossate.
A fianco della porta si erge un poderoso tratto di mura romane con sopraelevazione medievale.

Mura romane con sopraelevazione
                          medievale



Porta Palatina - zona della

Usata anche dopo la caduta dell'impero romano, la porta conservò nel tempo la funzione di palazzo-fortezza, fino al medioevo inoltrato.
Il nome ad essa attribuito di porta Palazzo* ne testimonia l'importanza e la conservata funzione di edificio.

* Nome in seguito acquisito dalla porta medievale aperta al termine della vicina contrada di S. Michele - oggi via Milano -, e poi dall'intera zona, oggi contraddistinta dalla grande area destinata a mercato.
giuliocesare+mura

I restauri eseguiti durante il Ventennio fascista hanno lasciato come eredità, qui come altrove in  Italia in casi simili, due repliche di statue bronzee raffiguranti Giulio Cesare e Ottaviano Augusto.

Porta Palatina a fine '800

Porta Palatina a fine '800 (part.)

La porta Palatina fotografata alla fine del XIX secolo, prima degli interventi di restauro che ne cancellarono le sovrastrutture medievali mettendo a nudo la primitiva struttura romana.

Tali restauri rappresentano uno dei tanti esempi di come la nostra città ha, poco alla volta e per motivi molto diversi tra loro, perduto gran parte delle tracce che il Medioevo aveva lasciato nell'antico tessuto urbano.

Nel corso del medioevo la costruzione cambiò diverse volte nome.
Nel XI secolo viene chiamata porta Turrianica e nel seguente porta Doranica (lo studioso ottocentesco  Carlo Promis cita documenti del 1124 e del 1188), porta Vercellina e infine soltanto porta Palatii.

Benché l'edificio venisse chiuso al traffico già nel XVI secolo, sotto il ducato di  Emanuele Filiberto, il Promis ci informa che era ancora usata all'inizio del '700, attraverso la sola "passata di levante, essendo sin dai remotissimi tempi murata l'altra colle due minori". Già nel basso medioevo, infatti, la porta più importante a settentrione era diventata quella detta di San Michele (aperta al termine della contrada omonima, l'attuale via Milano).

I definitivi restauri del vetusto edificio, ordinati sin dal 1860, durarono, a riprese alterne, fino al 1934. Durante i lavori furono tra l'altro abbattuti, perché ritenuti "anacronistici", i merli ghibellini a coda di rondine (eretti nel XV secolo sulle torri romane) e venne asportato il tondo in stucco con la scritta "IHS"(la cui sistemazione nell'interturrio risaliva al 1511), poi conservato al Museo Civico di Arte Antica*. 

*Oggi (2012) il tondo risulta... disperso.
Curiosamente, le demolizioni ottocentesche risparmiarono le cosiddette "bocche di lancio" in pietra bianca, d'epoca assai tarda (probabilmente semplici ugelli di scarico, forse legati a una delle fasi in cui l'edificio fu adibito a prigione).



La porta Palatina e il tratto murario adiacente, sopraelevato in epoca bassomedievale.


Aggiornamento 2/7/12